IL FAI APRE LE PORTE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E STORICO DEL COMUNE DI LOGRATO
Sabato 24 dalle ore 14 alle 18 e Domenica 25 dalle ore 10 alle 18, il FAI di Brescia ha scelto di portare i suoi associati e simpatizzanti a Lograto con visite guidate dei nostri apprendisti ciceroni della Scuola Secondaria "G. Ceruti" di Lograto a tre importanti beni artistici e storici del Comune: VILLA CALINI-MORANDO, CASTELLO EMILI-MORANDO ed il BORGO DI NAVATE.
L'Assessore alla Cultura
Valeria Belli
Lograto, paese della bassa pianura bresciana, il centro è costituito da antiche case di villeggiatura con relative cascine alle quali si affiancano le corti dei piccoli proprietari e pochi quartieri abitativi di contadini ed artigiani; nel centro del paese si eleva l’imponente Villa Morando, iniziata nel XVI secolo dai conti Calini e ampliata nella seconda metà del Settecento; notevole è anche l’estesa emergenza architettonica, edificata sui resti di una antica domus romana, del Castello Emilii trasformato nell’attuale aspetto nei primi anni del Novecento da Gian Giacomo Morando. Nel borgo di Navate, composto da fabbricati rurali e case padronali, che sono ben leggibili e riconoscibili le radici agricole del luogo.
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Breve descrizione Il castello fu edificato nel luogo dove sorgeva una domus romana dall’antica famiglia degli Emilii, grandi proprietari terrieri in Lograto, Navate e Maclodio. Nel XV secolo i fondi agricoli, ritenuti una rendita stabile e sicura, si concentrarono nelle mani dei nobili cittadini che investirono i loro capitali nell’acquisto e nella bonifica delle terre fertili della pianura bresciana. Nel parco del castello sono conservati reperti archeologici provenienti da un monumento funerario o religioso di età flavia (69-96 d. C.) dedicato al dio Attis. Con gli anni gli Emilii, suddividendo l’eredità dei vari rami della famiglia, frazionarono la proprietà e cedettero parte del castello ai Calini che, assicuratisi l’intera residenza, nel 1815 crearono il parco circostante, che ancor oggi conserva alberi secolari. Il castello attuale è il risultato di una radicale trasformazione dei primi del Novecento voluta dall’allora proprietario Gian Giacomo Morando, erede dei Calini. | Breve descrizione Il parco che circonda il castello di Lograto era in origine un bosco di 10.000 m2. Le prime notizie relative al parco risalgono alla prima metà dell’Ottocento, quando il conte Giovanni Calini iniziò la sistemazione dell’area, rinfoltendo alberi e piantando nuove essenze. Nel 1826, infatti, acquistò più di cento essenze arboree tra tigli, acacie, liriodendro, robinie, sorbi, aceri, ippocastani, salici, catalpe, platani, pioppi, liquidambra e pini. La sua opera fu completata da Gian Giacomo Morando all’inizio del Novecento. Il tempo ha poi segnato la fisionomia del parco e la distribuzione delle piante oggi presenti. Dal 1949, una volta riconosciuto il suo interesse e la sua importanza per la collettività, il parco è stato posto sotto tutela da parte dello Stato. Nel censimento botanico del 2014 sono state contante 319 piante, di cui 5 monumentali appartenenti a 32 specie. Molte appartengono alla nostra flora, ma non mancano essenze esotiche |
Breve descrizione La villa costituì, in passato, la residenza di villeggiatura dei Calini. Già nel Cinquecento si posero le basi della sua complessa struttura, che si sviluppò gradualmente nei quattro secoli successivi. L’elegante vialone di ingresso, con la monumentale cancellata, è affiancato da siepi di carpini e da 12 statue. Al centro della facciata settecentesca, articolata su due ordini di aperture, si individua l’androne da cui si accede alla corte. I lussuosi ambienti interni sono decorati con affreschi di evidente gusto neoclassico mentre, per quanto riguarda il grande salone, ora Sala Consiliare, gli interventi pittorici sono di impronta seicentesca. Il conte Gian Giacomo Morando (1855-1919), una volta ereditata la villa, vi istituì l’omonima Opera Pia e un orfanatrofio maschile. | Breve descrizione Si trova in Navate l’architettura rurale colta e spontanea che va scomparendo altrove. Il borgo è caratterizzato da case padronali, una chiesetta e da fabbricati rurali rimasti pressoché immutati nella rispettiva fisionomia fino all’espansione industriale settecentesca. Negli anni ’60 del Novecento il borgo registrò un incremento nel settore caseario. Ciò, pur comportando notevoli cambiamenti nell’assetto urbanistico, non impedì a Navate di mantenere intatta la sua anima rurale. |